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Una donna su 5 perde il lavoro dopo la nascita del primo figlio

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Il rapporto Inapp rivela un quadro molto negativo per l’Italia in fatto di occupazione femminile e maternità. Rispetto al resto d’Europa le donne occupate in Italia sono solo il 52,1%, oltre 13 punti al di sotto della media Ue (65,3%). La situazione peggiora in caso di maternità: dopo la nascita di un figlio quasi 1 donna su 5 (il 18%) tra i 18 e i 49 anni non lavora più e solo il 43,6% resta occupata. La percentuale scende ancora al sud nelle isole: qui solo il 29% delle donne lavoratrici continua a lavorare dopo la nascita di un bambino.

Secondo l’indagine, il 29% subisce il licenziamento o il mancato rinnovo del contratto. Il 52% rassegna le dimissioni volontariamente, e la ragione principale è la difficoltà di conciliare la cura dei figli con il lavoro (il 65,5%).

La presenza di figli dunque peggiora la situazione lavorativa ed economica delle donne. Nel 2022 il divario lavorativo tra uomini e donne era già al 17,5%, ma il dato peggiora in presenza di bambini: nella fascia di età 25-54 anni se c’è un figlio minore sale a 34 punti percentuali. Pesano differenze geografiche e titolo di studio. Nel Mezzogiorno l’occupazione delle donne con figli si ferma al 39,7% (46,4% se i figli non ci sono), contro il 71,5% del Nord (78,9% senza figli).

Ben 6 mamme su 10 del campione intervistato da Ipsos lamenta di non aver accesso al nido, fattore chiave per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In questo quadro quasi la metà del campione non ha intenzione di avere altri figli, perché troppo faticoso (40%), per le difficoltà a conciliare lavoro e famiglia (33%), per mancanza di supporto (26%) o per insufficienza dei servizi disponibili (26%): dati che forse chiariscono perché l’Italia ha anche la media più bassa di natalità in tutta l’Europa.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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